Non tutti sanno che dal 2015 la BCE sta acquistando sistematicamente una larga parte dei titoli emessi dai Governi dell’Eurozona (grafico di sinistra) così che ad oggi è arrivata a detenerne il 42% del debito pubblico (grafico di destra).
Addirittura, dal 2020 in poi il quantitative-easing si è espanso di una misura esattamente pari a quella delle nuove emissioni governative (grafico di sinistra).
In queste condizioni, i Governi potrebbero finanziarsi senza limiti, come è anche testimoniato ad esempio dalle aste dei BTP italiani nelle quali l’offerta di titoli da parte del Tesoro è largamente e sistematicamente inferiore alla domanda. In più occasioni, infatti, il Tesoro italiano ha inspiegabilmente limitato l’offerta di BTP anche a condizioni di tasso molto vantaggiose, ed anche su scadenze particolarmente lunghe, come accadde nell’Asta di Aprile 2021 per il BTP 50 anni.
Questa evidenza porta a ritenere che il Recovery Fund o PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) non serve a finanziare i Governi europei, ma è piuttosto un sistema di controllo della spesa pubblica e dell’allocazione delle risorse a livello nazionale affinché queste provochino nel Paese quelle “riforme” strutturali ritenute necessarie.