Il mercato non ci crede

Segnali preoccupanti da alcuni comparti dell’azionario

COSA ACCADE
La credibilità dei banchieri centrali è così compromessa che i mercati stanno reagendo in maniera avversa a quelle che, tutto sommato, sarebbero delle buone notizie. Evidentemente, gli operatori di mercato ci credono poco.
I semiconduttori – traino della tecnologia – hanno iniziato una pericolosa correzione dopo aver ritestato i massimi di fine 2021. Il nostro modello che analizza l’inversione dei cicli identifica l’indice come “short” a partire dal 1° settembre 2023 (vedi grafico sotto).
Anche il grafico dell’S&P500 promette poco di buono. Curiosamente, il rally iniziato ad Ottobre 2022 che ha realizzato circa il 31% con un massimo a Luglio 2023 assomiglia clamorosamente a quello dei mesi prima dell’Ottobre 1987 (rally 39% e picco ad Agosto) che culminò con il crollo del Black Monday.

COSA ASPETTARCI
JP Morgan ritiene che il prezzo del petrolio oscillerà attorno e sopra ai $100 a barile durante il 2024. Stesso discorso vale per le altre commodities energetiche e soprattutto per quelle alimentari (dal grano al succo d’arancio fino all’olio d’oliva).
Con i tassi già ai limiti della sopportabilità per i bilanci familiari ed aziendali, le banche centrali non hanno altri strumenti per fronteggiare l’inflazione, che è attesa mantenersi stabilmente più alta rispetto all’obiettivo del 2%.
Riteniamo che sia in atto un più ampio riposizionamento del mercato alla luce del nuovo scenario di tassi “più alti più a lungo” che implica una decisa revisione delle aspettative di crescita. Questo processo richiederà tempo ma non sarà indolore. Dopo l’impatto sui bond, i listini azionari sono i prossimi obiettivi.

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