Braccio di ferro tra banche centrali e operatori di mercato
COSA ACCADE
Ad inizio settimana scorsa i mercati azionari hanno tentato di rialzare la testa ma hanno subito ceduto sull’onda dei dati ancora troppo positivi provenienti dall’economica reale.
La disoccupazione resta bassa e l’inflazione americana scende ma più lentamente del previsto, mentre quella europea resta alta, con valori addirittura a doppia cifra come nel caso di Italia e Regno (+10.1%). Ciò offre ai banchieri centrali tutto l’agio di operare ulteriori aumenti dei tassi.
L’economia tiene ancora perché il sistema bancario e finanziario in generale, ed anche parte dell’economia reale, rimangono estremamente liquidi a causa dell’enorme liquidità immessa negli ultimi 3 anni ed il cui riassorbimento sta rivelandosi impresa più che mai ardua.
COSA ASPETTARCI
FED e BCE sanno che l’inflazione non scenderà stabilmente fino a quando i mercati azionari manterranno i livelli di oggi e le aziende continueranno ad assumere. Dunque, continueranno a rastrellare liquidità usando toni anche forti per convincere gli operatori di mercato a rivedere le proprie aspettative. Ed alla fine, il mercato dovrà adeguarsi..
In questo contesto, è assai probabile che qualsiasi tentativo di ripresa degli indici azionari verrà fermato dalle prese di profitto. Si tratterà, quindi, di brevi fasi rialziste all’interno di un trend che resterà ribassista nel medio termine, almeno fino a quando la narrazione dei banchieri centrali cambierà in maniera netta e chiara. Nel frattempo, è premiante un’ottica di neutralità al mercato.