Ritorno alla realtà

I mercati prendono atto che le banche centrali non scherzano

COSA ACCADE
Buona parte del rally di Gennaio dei mercati azionari si è basato sulla scommessa che i banchieri centrali siano smentiti dai fatti e che quindi non facciano quello che hanno promesso: riportare l’inflazione al 2% in tempi brevi.
Una scommessa azzardata rispetto alla quale da almeno due mesi continuiamo a fornire evidenze empiriche a favore di una lettura totalmente diversa, e cioè che un rimbalzo dei prezzi sia da considerarsi soltanto come una pausa tra due fasi ribassiste. L’una, quella del 2022, guidata dalla prima forte ondata di aumento dei tassi; la seconda, quella che ci aspettiamo nel 2023, derivante dalle conseguenze sull’economia reale dell’aumento dei tassi, cioè dalla recessione o in ogni caso dal forte rallentamento economico.

COSA ASPETTARCI
La fase di incremento dei tassi durerà più a lungo di quanto previsto, sia in America che in Europa. Inoltre, i tassi resteranno alti più a lungo del previsto, con molta probabilità fino a fine 2023.
Parte di queste aspettative non è ancora scontata nei prezzi. Così come non sono ancora scontati i rischi di tensioni sui debiti sovrani, data l’abnorme crescita della spesa per interessi dei Paesi Ocse, né i rischi di un nuovo credit crunch finanziario.
Infine, riteniamo che siano tuttora largamente sottovalutati i rischi di un’escalation militare in Ucraina, così come la de-globalizzazione seguente ai nuovi rapporti in corso di ridefinizione tra Asia ed Occidente, tra Cina ed USA.

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